Jul 21, 2009

ALZHEIMER: L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

Scegliere di sottoporsi a un test genetico rappresenta una presa di coscienza verso se stessi, un’opportunità per migliorare il proprio stato di salute e la qualità di vita. “Chi decide di eseguire un test genetico per la valutazione del proprio rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer” dichiara il dott. Giuseppe Di Fede, “sta compiendo un passo in direzione della prevenzione. Vivere a lungo è infatti un’opportunità vuota di senso se alla quantità di anni non si associa la possibilità di vivere una vita di qualità, in autonomia fisica e psichica. ” Chi deve sottoporsi al test? Il test genetico si rivolge ad un segmento di popolazione di età compresa tra i 35 anni e i 75 anni. La vera prevenzione si realizza tra i 40 ed i 65 anni, periodo in cui se è presente il rischio genetico di sviluppare la patologia, è alta la possibilità di bloccarne lo sviluppo, attuando protocolli e percorsi diagnostici, terapeutici e preventivi. “Tra i 50 e i 65 anni è ancora possibile instaurare una terapia medica adeguata per rallentare la manifestazione della patologia, ma, in questo caso, non si può parlare di prevenzione ma di diagnosi precoce di Demenza o pre-Demenza. ” Il test genetico ha una indicazione mirata verso quelle persone che hanno una familiarità per il Morbo di Alzheimer, con parenti stretti, padre, nonno, cugini, zii, ma si rivolge anche a tutti coloro che vogliono prendere coscienza del proprio stato di salute per poterlo mantenere o migliorarlo. “Eseguire un test genetico è una scelta libera e personale” afferma il dott. Di Fede “che in genere, però, vede coinvolte sia la persona che si sottopone al test, sia la famiglia. Infatti, soprattutto in caso di referto che indichi rischio elevato a sviluppare la malattia, la famiglia acquista un ruolo importante di sostegno nelle fasi di follow-up e di coinvolgimento dell’adottare stili di vita preventivi. La partecipazione è spesso così importante che tutti i famigliari di un soggetto ad elevato rischio iniziano percorsi di prevenzione, favorendo quindi lo svilupparsi di una cultura di promozione della salute”. Il referto personalizzato contiene una determinazione del profilo di rischio pro infiammatorio associato al Decadimento Cognitivo e alla Demenza Senile, espresso in rischio Basso, Medio, Alto. Il referto è semplice da comprendere, non necessita di un genetista per la sua lettura, ma di un medico che conosca i passi e i protocolli da mettere in atto, quali esami richiedere e quali percorsi preventivi attuare. “Non si deve pensare che il test genetico crei malati o situazioni di vita da malati. Anche nei casi di rischio medio o alto gli esami diagnostici si effettuano una volta l’anno, proprio come sottoporsi ad un normale check up”. Gli esami che rientrano nel protocollo annuale sono: - la Tomografia Computerizzata dell’encefalo, - valutazione neurocognitiva, - determinazione dei fattori favorenti l’infiammazione. Ogni valutazione viene accompagnata da un’accurata anamnesi per determinare la presenza o meno di demenza o decadimento cognitivo nei familiari, controllo dello stile di vita, dell’attività fisica e dell’alimentazione, e se necessario vengono consigliati anche controlli per la determinazione di eventuali incompatibilità alimentari.

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